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E oggi, quali fragilità o emergenze rileviamo? E quali prospettive costruttive?

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  1. La frammentazione dell’esperienza. Senza percepire alcuna problematicità nel vivere esperienze spesso contraddittorie. Mi ha molto colpito, nei giorni scorsi, il silenzio di un nostro allievo di fronte alle domande sull’andamento scolastico, sul futuro, sulle scelte. L’unica risposta è stata il silenzio. Come se mancassero le parole per poter rispondere alle domande sulle ragioni di questo andamento scolastico e sulle prospettive da poter assumere nei prossimi Vivere esperienze contraddittorie ci rende incapaci di rispondere alla domanda: “chi sono io?” e “a chi sto realmente a cuore?”. Ritengo che un primo compito educativo sia questo: offrire un alfabeto che consenta di poter rispondere alla domanda: “che persona vorrei essere?”.

 

  1. Il “tempo vuoto” della assenza degli adulti. Quante ragazzi e quanti ragazzi che accostiamo sono “soli” per tempi lunghi: il tempo del pomeriggio è spesso tempo vuoto dalle relazioni reali, riempito da quelle “Dobbiamo lavorare, lo stiamo facendo per lei, per lui” verbalizzano qualche volta i genitori. Uno slancio di creatività dovrebbe suggerirci “come” essere presenti in questo vuoto. Come “inventare” una presenza che accompagni questa solitudine? Quale ruolo può rivestire l’Oratorio in questo cammino di accompagnamento?

 

  1. L’algoritmo, compagno invisibile della nostra esistenza. L’algoritmo è il compagno nascosto delle scelte: decide quale musica ascolto, quale sarà il prossimo video che guarderò, il prossimo amico, il prossimo capo di abbigliamento… Parafrasando Umberto Galimberti, verrebbe da dire che è “l’ospite inquietante” della vita di ciascuno di Trovare strade per ribadire il “primato della realtà” in quello che viviamo quotidianamente.

 

  1. La chance della narrazione. Non più quella del romanzo di formazione (come fecero Dickens e Manzoni) ma quella che i ragazzi fruiscono quotidianamente: le serie Possibile che nessuna di queste presenti della chance educative che possono essere utilizzate nella relazione educativa con i ragazzi? Non dico: ci dovrebbe essere una materia scolastica che se ne cura… d’altra parte, non ce ne curiamo mai!

 

  1. La sfida del lavorare insieme. Non vale solo per la scuola, che offre delle chances molto preziose: 200 giorni l’anno di condivisione degli spazi e dei tempi tra adulti e ragazzi. Progettare e lavorare insieme aiuta a realizzare relazioni significative, ad allargare gli orizzonti, a realizzare un futuro E questo vale per tutti noi: pensarsi come unici protagonisti del cammino educativo ha un solo esito, quello fallimentare.

 

  1. Il tema del “merito”. Espressione che non amo particolarmente, mi appare molto divisiva: chi “merita” e chi “non merita”? Solitamente la riflessione si ferma sulla considerazione della intelligenza solo nella sua parte teoretica: è il modello che continua a perpetrare la scuola Se invece provassimo a guardare a ciascuna ragazza, a ciascun ragazzo, scoprendo i talenti che possiede perché li possa far fruttare? Se parlassimo, prendendo in prestito un’espressione utilizzata da Alessandro D’Avenia, di «merito della scuola»? Si tratta non tanto di offrire a tutti le stesse possibilità quanto piuttosto di conoscere bene ciascuno (e di valorizzare tutte le componenti della intelligenza: quella artistica e quella matematica, quella musicale e quella pratica) così da comprendere su “quali” talenti potersi impegnare. Don Bosco è profondamente convinto della bontà di questa prospettiva. “In ogni giovane havvi un punto accessibile al bene”: è una attestazione della fiducia nelle risorse che abitano il cuore di ciascuno. Evitando la esegesi semplificante della parabola evangelica per cui chi riceve solo un talento parte svantaggiato. Sul valore del talento biblico si discute molto. La sua misura equivale a più di 34 kg d’argento. Quindi: non è che chi ne ha uno solo ha “ricevuto poco”! Partire dal guardare il quanto di buono abita il cuore dei giovani che accostiamo. Perché questo fa bene a noi e fa bene alla nostra società.

 

Don Damiano Galbusera

Direttore dell’Opera Salesiana di Brescia

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